L'Air Du Desert Marocain

2005 Cimentarsi a descrivere un capolavoro è sempre complesso, oltretutto è sottinteso che metterci su il naso, per un appassionato è un must, logicamente dico solo che è d’obbligo sentirlo, ma se non si amano i sentori speziati può benissimo non piacere. Per me è superato solo da Au Coeur, solo perché l’Air resta più secco e meno pulsante.
La nota principale al mio naso è il coriandolo non l’ambra, così secco e polveroso che ero sicura ci fosse anche del sandalo, invece no, solo un po’ di legno di cedro. L’insieme trasporta in un altrove caldo e assolato, ma esotico e affascinante anziché meramente desertico. Il vetiver assieme all’oakmoss conferisce frizzantezza all’aria, soffiando sul petitgrain e creando questo vento terso e fresco, non è un deserto soffocante ad aria ferma o con sole cocente. C’è del cumino a completare l’ambientazione mediorientale senza prevaricare le altre note e senza conferire sentori animalici o sudati; il labdano solleva il tutto con il suo resinoso balsamico, il leggero leggero smokey potrebbe esser la betulla. È sera, ventosa con aria fredda, il calore proviene dal terreno, ossia dalle note di base ambrate, terreno che viene investito da questo vento, portando con se aromi speziati e sabbiosi, un leggerissimo effluvio di fiori bianchi che sembra quasi un’illusione. La fragranza speziata calda per eccellenza, porta con se il silenzio del deserto è quella contemplazione che si accompagna alle asperità naturali più affascinanti, ha qualcosa di magico, una sorta di tappeto volante che ti trasporta in questo luogo esotico e immaginario e via dalla quotidianità. Veramente e totalmente, compiutamente unisex come pochi altri, per qualcuno estivissimo, per qualcuno invernale. Secco, non amaro, per nulla dolce, durata notevole e buon sillag

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